Greenstyle Benessere Salute Vitamina K: a cosa serve, dove si trova e controindicazioni

Vitamina K: a cosa serve, dove si trova e controindicazioni

La vitamina K è un prezioso alleato naturale per la salute dell'uomo. Si tratta di una vitamina liposolubile, rilasciata dal corpo nel momento in cui diventa necessaria. Questa vitamina si accumula nel fegato ed ha un ruolo importante nella coagulazione del sangue; in più, assicura la funzionalità delle proteine che formano e mantengono in salute le ossa.

Vitamina K: a cosa serve, dove si trova e controindicazioni

La vitamina K è una vitamina liposolubile, vale a dire che si scioglie nei lipidi e viene quindi assorbita correttamente se consumata insieme i grassi. Si tratta di una vitamina fondamentale per il buon funzionamento del nostro organismo, un micronutriente la cui carenza può provocare delle serie conseguenze, soprattutto nei neonati. Questa vitamina viene accumulata nel fegato ed è presente in diverse forme.

In questo articolo vedremo a cosa serve la vitamina K, dove si trova, quando si rende necessaria un’integrazione e le possibili controindicazioni da conoscere.

A cosa serve la vitamina K?

Vitamina K

La vitamina K riveste un ruolo indispensabile nella coagulazione del sangue (il processo di guarigione delle ferite volto a evitare eventuali emorragie) e nello sviluppo e nella formazione delle ossa. Per questo motivo si associa spesso la sua assunzione a quella della vitamina D. A volte con integratori D e K che le contengono entrambe.

Appare dunque chiaro che un’eventuale carenza – condizione che può verificarsi a causa di malattie che ne impediscono il corretto assorbimento intestinale o a causa di trattamenti prolungati con antibiotici – può rivelarsi molto pericolosa per la salute.

La vitamina K è inoltre fondamentale per sostenere il buon funzionamento dell’apparato cardiocircolatorio, dal momento che riduce il rischio di aterosclerosi. Tale patologia è caratterizzata da un’alterazione delle pareti delle arterie a causa dell’accumulo di calcio, colesterolo, cellule infiammatorie e materiale fibrotico.

Alcuni studi hanno inoltre associato l’assunzione di questa vitamina a un effetto preventivo nei confronti di stati infiammatori a carico delle cellule cerebrali. Con un conseguente minor rischio di andare incontro al declino cognitivo. Come avviene con le vitamine del gruppo B, in particolare la B6 e la vitamina B12, utili a contrastare questo tipo di deficit.

Diverse forme di vitamina K

Esistono tre diverse forme di vitamina K, note rispettivamente con i nomi di “vitamina K 1” (fillochinone), “vitamina K 2” (menachinone) e la “vitamina K 3” (menadione idrosolubile). Vediamo più nel dettaglio quali sono le differenze più rilevanti fra le tre forme.

Fillochinone

Si tratta della forma che assumiamo attraverso l’alimentazione. La vitamina K1 si trova soprattutto negli ortaggi a foglia verde e sostiene il fisiologico processo di coagulazione del sangue.

Menachinone

Questa forma viene prodotta per via endogena, ossia all’interno del nostro organismo, attraverso i cosiddetti batteri intestinali. È presente anche in alcuni alimenti fermentati. Il menachinone svolge un ruolo fondamentale per la salute delle ossa e contribuisce a prevenire l’osteoporosi.

Menadione idrosolubile

Essa viene sviluppata mediante dei processi chimici, e viene impiegata in campo medico, nella formulazione di farmaci che regolano i processi di coagulazione del sangue.

In quali cibi si trova la vitamina K?

In quali cibi si trova la vitamina K

La K 1 e la K 2 sono assunte attraverso la dieta semplicemente seguendo un’alimentazione bilanciata e completa. Sono molti, infatti, gli ortaggi e i frutti in grado di garantire un adeguato apporto di questo micronutriente. Vediamo di seguito quali sono le principali fonti da portare in tavola tutti i giorni:

  • Ortaggi a foglia verde (cavoli, spinaci, broccoletti e cavolo verde), ricchi anche di acido folico o vitamina B9
  • Lattuga
  • Oli vegetali, come l’olio di soia e quello di canola
  • Legumi
  • Frutta (mirtilli, fragole, kiwi e fichi)
  • Carne
  • Uova
  • Fegato
  • Natto: questo alimento giapponese, che viene preparato mediante la fermentazione dei fagioli di soia, è considerato il cibo più ricco in assoluto di vitamina K. E’ inoltre considerato un valido alleato per abbassare i livelli di colesterolo LDL e ridurre il rischio di sviluppare delle patologie cardiovascolari.
  • Prodotti fermentati, come formaggi e yogurt intero, sono discretamente ricchi di questa vitamina.

Fabbisogno giornaliero

Ma quanta vitamina K al giorno bisogna assumere? Il fabbisogno giornaliero è di circa 140 microgrammi al giorno negli adulti. Come abbiamo accennato, un simile quantitativo è facilmente raggiungibile semplicemente seguendo una dieta varia e ben bilanciata.

Per raggiungere i livelli necessari, sarà sufficiente assumere almeno 200 grammi di verdura al giorno e integrare alimenti come yogurt e formaggi.

Carenza

È molto raro che una condizione di carenza di vitamina K possa verificarsi negli adulti in buona salute e che seguono una dieta bilanciata e completa di tutti i micro e macronutrienti necessari.

Tuttavia, alcune condizioni possono provocarla. Ad esempio, bassi livelli di tale vitamina sono riscontrati nelle persone con malattie croniche che riducono l’assorbimento a livello intestinale, come colite ulcerosa o celiachia. Tali patologie possono rendere difficile anche l’assorbimento della vitamina C. O in seguito all’assunzione prolungata di farmaci antibiotici.

Anche le persone anziane che seguono una terapia con anticoagulanti possono soffrire di questa carenza. Tali farmaci (come ad esempio il warfarin) possono infatti ridurre la coagulazione del sangue e, di conseguenza, possono bloccare l’attività della vitamina.

Cosa causa la mancanza di vitamina K?

Le possibili cause della carenza di vitamina K sono:

  • Alimentari: seguire una dieta inadeguata e sbilanciata, o un’alimentazione estremamente povera di lipidi, espone a un maggior rischio di sviluppare una carenza vitaminica. Ricordiamo che questa vitamina viene assorbita meglio quando viene assunta insieme ai grassi.
  • Patologiche: alcune malattie influenzano l’assorbimento dei grassi e di conseguenza di questa vitamina.
  • Assunzione di alcuni tipi di farmaci, come gli antibiotici.

Sintomi e possibili conseguenze

In presenza di una simile condizione, il principale sintomo di una grave carenza di vitamina K è senz’altro il sanguinamento, che può essere sottocutaneo (comparsa di lividi), gastrico (in tal caso il paziente potrebbe vomitare sangue o potrebbe presentare feci o urine con tracce di sangue), intestinale, nasale o sanguinamento incontrollato da una ferita.

Inoltre, un soggetto con bassi livelli di tale elemento potrebbe andare incontro a un progressivo indebolimento delle ossa e allo sviluppo di osteoporosi, con un aumento del rischio di fratture.

Diagnosi

In presenza dei segni e dei sintomi che abbiamo elencato, il tuo medico curante potrebbe sospettare una condizione carenziale più o meno grave. Per confermare la diagnosi, ti verranno consigliati degli esami del sangue specifici per misurare la velocità di coagulazione.

Vitamina K nei neonati

Abbiamo visto che la carenza di vitamina K è piuttosto rara negli adulti. Lo stesso non possiamo affermare per i neonati. Durante i primi 2 o 3 mesi di vita, nei bambini una simile condizione è infatti piuttosto frequente, in special modo nei bimbi che vengono allattati al seno.

Vediamo quali sono le possibili cause della carenza nei neonati:

  • Inadeguato passaggio di questo micronutriente durante la gravidanza dalla mamma al feto attraverso la placenta
  • Scarso contenuto di tale vitamina nel latte materno
  • Microbiota intestinale del bambino non ancora sufficientemente sviluppato per la produzione della vitamina K.

Una carenza di vitamina K nei neonati può causare delle conseguenze molto gravi per il bambino. La più seria è una condizione nota come “Malattia Emorragica del Neonato” (MEN), che comporta conseguenti sanguinamenti (dette anche “emorragie da deficit di vitamina K “) potenzialmente fatali.

Per evitare che ciò accada, ai bambini appena nati di solito viene somministrata una supplementazione di questo elemento (generalmente tramite iniezione) immediatamente dopo la nascita.

Di consueto tale supplementazione è indicata come forma di profilassi post parto.

In rari casi la somministrazione di vitamina K potrebbe essere eccessiva. Ciò potrebbe comportare, per le mamme e/o per i neonati, potenziali effetti indesiderati, con la manifestazione di disturbi più o meno gravi, come ittero, eruzioni cutanee, stitichezza e dolori addominali.

Controindicazioni ed effetti collaterali

Se stai pensando di assumere un integratore, prima di farlo parlane con il tuo medico. L’assunzione di supplementi – anche quelli naturali apparentemente innocui – non deve infatti mai avvenire senza un reale motivo. Questo perché tali integratori alimentari potrebbero comportare dei rischi anche gravi per la salute.

In caso di eccessiva assunzione di vitamina K, ad esempio, potrebbero verificarsi conseguenze come una ridotta funzionalità del fegato, come avviene per l’eccesso di vitamina B. Ma possono verificarsi anche iperemie (ovvero un l’aumento del flusso sanguigno in determinate parti del corpo), vampate di calore e senso di oppressione al torace.

Prima di acquistare qualsiasi genere di integratore, chiedi dunque i parere del tuo medico di famiglia, e assumi il prodotto attenendoti alle indicazioni riportate sul foglietto illustrativo.

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