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Fuel cell alimentata dal glucosio per scopi medici

Il MIT elabora le cellule artificiali alimentate a glucosio, per la creazione di device elettronici a scopo medico potenzialmente eterni.

Fuel cell alimentata dal glucosio per scopi medici

Una piccola scoperta medica sviluppata dal MIT ha le carte in regola per diventare una grande innovazione per l’umanità. Si tratta di un piccolissimo device elettronico pensato per scopi medici, alimentato a glucosio. Sì, lo stesso tipo di zucchero presente nel sangue umano e necessario al funzionamento di tutto il corpo, organi compresi.

Il dispositivo assorbe gli elettroni del glucosio per generare una piccola corrente elettrica, utile per affrontare un numero potenzialmente infinito di patologie motorie. Ad esempio, potrebbe essere utilizzato per permettere ai paraplegici di riprendere il controllo dei propri arti, anche se la sperimentazione è al momento solo alle sue fasi embrionali.

Rahul Sarpeshkar, capo del team di sviluppo delle nuove cellule energetiche al glucosio, spera nella possibilità di creare piccolissimi circuiti in silicio da impiantare nel cervello umano. Non essendo necessarie batterie esterne o ricariche, si tratta di un ritrovato medico davvero rivoluzionario, che può durare per l’intera vita del paziente. In realtà, la teoria sui prodotti elettronici alimentati a glucosio proviene dagli anni ’70, ma solo ora la tecnologia ha permesso di tradurre in pratica tale ipotesi. Benjamin Rapoport, altro ricercatore impegnato nella sperimentazione, ha così commentato:

Ci vorrà ancora qualche anno prima di vedere pazienti vittime di incidenti al midollo spinale ricevere un simile impianto nel contesto della medicina standard, ma si tratta di una possibilità che si può già intravedere grazie alle cellule alimentate a glucosio.

Per alimentarsi, i dispositivi del futuro non faranno altro che estrarre glucosio dal liquido cerebrospinale in cui saranno immersi, per una durata d’azione potenzialmente eterna. L’energia generata potrà essere indirizzata per comandare strutture robotiche esterne, come arti artificiali, o in combinato con altri dispositivi per ripristinare la comunicazione tra cervello e zone periferiche del corpo interrotta dai danni subiti al midollo.

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