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Massacro di 292 coccodrilli per vendetta

Massacro di 292 coccodrilli a Papua, dovuto a una vendetta di un villaggio: la strage ha sollevato preoccupazioni dalla comunità internazionale.

Massacro di 292 coccodrilli per vendetta

Fonte immagine: Pixabay

Un intero villaggio si è mobilitato per uccidere quanti più coccodrilli possibili, il tutto per semplice vendetta. È quanto è accaduto a Sorong, nella Papua Occidentale, dove gli abitanti di un piccolo centro si sono armati di vanghe, mazze, corde e altri strumenti per sterminare la locale popolazione di rari coccodrilli, a seguito della morte di un compaesano. In totale, ben 292 esemplari hanno perso la vita a causa di questa spedizione punitiva.

Il tutto è accaduto negli scorsi giorni, quando un uomo è stato attaccato da uno dei coccodrilli presenti nella zona, dove da tempo è stata istituita una riserva per la protezione di questi animali. Purtroppo non sopravvissuto all’incontro con l’anfibio, gli abitanti del villaggio hanno deciso di vendicarne la memoria, uccidendo quanti più esemplari possibili. Secondo le ricostruzioni, la vittima sarebbe entrata nell’area protetta per raccogliere erba e altri vegetali per gli animali della propria fattoria, non accorgendosi della presenza di un coccodrillo, quest’ultimo probabilmente spaventato dall’incursione nel suo territorio.

I coccodrilli marini indonesiani, così come sottolinea il Corriere della Sera, sono una specie in rapido declino e, per questa ragione, da tempo le autorità di Papua, Vietnam, Laos e Thailandia stanno avviando dei programmi per la protezione e la tutela di questi animali. La riserva in questione è stata istituita nel 2013, in un luogo dove non solo gli anfibi amano soggiornare, ma dove da tempo si verificano delle nascite più elevate rispetto ad altri habitat.

Al momento, non è noto quanto esteso sia il danno provocato dagli abitanti del villaggio alle popolazioni locali di coccodrilli, anche se dalle immagini trapelate sembra siano stati catturati numerosi esemplari giovani, quindi in piena età riproduttiva. La comunità internazionale, così come i social network, ha espresso preoccupazione per un atto così esteso e di grave violenza.

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