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Gravidanza e sessualità del gatto: troppa ignoranza fra i proprietari

Troppa ignoranza fra i proprietari sulla sessualità e la gravidanza del gatto: esplodono gli abbandoni a causa delle leggende popolari immotivate.

Gravidanza e sessualità del gatto: troppa ignoranza fra i proprietari

Gran parte dei proprietari di un gatto ignorano le caratteristiche della sessualità del felino, esplodono così le gravidanze indesiderate e anche il rischio di abbandono. È quello che emerge da una ricerca condotta nel Regno Unito e poi confermata negli Stati Uniti, che dimostra quanto l’ignoranza in materia possa andare a detrimento dei nostri amici a quattro zampe.

Sono molte le ricerche condotte sulla sessualità del gatto negli ultimi anni, tra cui spicca quella dell’esperta britannica in epidemiologia Jane Murray, ricercatrice della Bristol School Of Veterinary Sciences. E, purtroppo, quando si parla di sesso e Fufy la conoscenza dei proprietari è ferma alla cicogna e al cavolo, considerato come la gran parte di un pool di 715 intervistati non abbia ben chiaro come il felino si riproduca, quanto duri la gravidanza e quando l’animale sia fertile.

Ad esempio, l’84% dei proprietari è convinto che una gatta non possa rimanere incinta prima dei 6 mesi, quando già a 4 – seppur difficilmente – l’animale è grado di riprodursi. Inoltre, ben il 39% degli intervistati non ritiene di dover sottoporre a sterilizzazione i gatti parenti, perché il vincolo di sangue vieterebbe agli animali di lanciarsi nell’accoppiamento. Ovviamente, gatti fra di loro geneticamente legati – anche nati dalla stessa cucciolata – si accoppiano senza problemi, considerato come nel mondo dei felini non vi sia alcun vincolo morale né tabù di alcuna sorta sull’incesto. Tra queste e altre bufale derivanti dalla tradizione e dalla credulità popolare, il risultato è che almeno 1 gatta su 8 nel Regno Unito ha dato alla luce dei cuccioli a seguito di una gravidanza indesiderata.

Queste cifre di traducono in 850.000 gattini indesiderati nati ogni anno nel Regno Unito, 150.000 dei quali finiscono nei rifugi o abbandonati, senza contare invece quelli uccisi e di cui il numero nel dettaglio non è noto. Così spiega la ricercatrice.

Vi sono certamente più gatti nati di quanti le persone ne vorrebbero accudire. È un vero problema e i rifugi sono pieni.

A farle eco anche Julie Levy, direttrice del Maddie’s Shelter Medicine Program per la facoltà di veterinaria dell’Università della Florida. I dati sono simili anche negli Stati Uniti, dove dai 3 ai 4 milioni di gatti ogni anno vengono abbandonati o consegnati ai gattili.

La sovrappopolazione di gatti è a livelli di crisi. È interessante notare come questo studio nel Regno Unito confermi quanto rilevato negli Stati Uniti, ovvero come i proprietari siano confusi sulla vita riproduttiva dei loro gatti e come manchi consapevolezza su quanto la velocità di riproduzione dei gatti contribuisca alle cucciolate indesiderate e alla sovrappopolazione felina. Le persone non realizzano quanto sia difficile evitare che la gatta rimanga incinta.

Sebbene negli Stati Uniti l’80% dei gatti domestici sia stato sterilizzato, molto spesso l’intervento avviene troppo tardi, quasi sempre a seguito di una gravidanza non voluta. Il gran numero di gatti in circolazione, però, non alimenta soltanto le fila dell’abbandono, ma minaccia anche la biodiversità: la crescita indiscriminata dei gatti negli USA, infatti, ha portato alla decimazione della naturale popolazione di uccelli.

Il rischio, tuttavia, è quello di non riuscire a convincere i proprietari a seguire le migliori pratiche per la salute del gatto e il contenimento delle nascite. Sempre le due ricerche mostrano come in gioco vi siano anche leggende metropolitane e motivazioni pseudo-esoteriche, come l’inutile credenza che una gatta sterilizzata sia più incline alla pazzia.

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